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Lanzarote – Edimburgo: dall’estremo sud all’estremo nord d’Europa. Queste le tappe che in questa stagione mi hanno permesso di staccare il biglietto per la mia seconda finale mondiale consecutiva, un risultato che ad inizio anno sembrava quasi impossibile da realizzare visti i pochissimi punti ottenuti con il 20° posto dell’IM World Champ del 2016, una bella esperienza dove sicuramente ho imparato tanto e da dove sono dovuto ripartire ancora più determinato.

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Dopo un periodo di allenamento e lo scampato pericolo di una seconda operazione alla spalla (la stessa del primo infortunio datato 2014) ho dovuto riprogrammare la mia stagione, e Lanzarote è stata la prima tappa. Quest’anno vincere era difficile, e riconfermarsi lo era ancora di più, specie quando la gara è quella più dura del circuito IM che ogni anno fa storia a sè, perché ogni anno le condizioni climatiche la rendono sempre selettiva e imprevedibile. Invece è andato tutto incredibilmente bene, con un secondo posto che per me aveva comunque il sapore di una vittoria. I protagonisti di quella gara erano diversi, c’erano i vincitori delle edizioni 2012 (Victor del Corral), 2014 (Romaine Guillaume) e 2016 (Jesse Thomas), e un parterre di livello mondiale come ormai ci ha abituati il circuito IM. Ho fatto una gara credo intelligente dal punto di vista della gestione delle risorse ed essere arrivato solo dietro a Bart Aernouts (8° l’anno scorso a Kona) è stato sicuramente molto motivante. Poi è stata la volta di Edimburgo. Era la prima edizione in terra scozzese, e passare dal caldo di Lanzarote al freddo tagliente della Scozia non è stato proprio facile, considerando anche che oggi il livello dei 70.3 si è alzato moltissimo. Ma dovevo provarci senza pensare a niente e nessuno. Era l’unico 70.3 nelle quattro gare utili per il Kona Pro Ranking che avevo programmato. Un colpo secco, visto che poi il calendario, fino alla fine di luglio (data di assegnazione dei primi 40 posti del KPR), non mi avrebbe consentito spazio per fare altre mezze distanze. Anche qui un altro bel risultato, anche qui secondo dietro a uno dei grandi del Triathlon mondiale, Andreas Raelert. E poi è arrivata la gara di Nizza, forse la più bella fino ad ora, anche grazie al bellissimo tempo realizzato nella maratona finale. Un altro secondo posto in recupero in un altro Ironman durissimo che non solo mi ha permesso di staccare il pass per Kona una seconda volta ma che mi ha fatto capire quanta strada abbia percorso e quanto sia cambiato come atleta e come uomo. Nessun proclama, ma solo la consapevolezza di aver sempre fatto il massimo in ogni circostanza, e che, come ho sempre detto, il lavoro costante e la pazienza alla fine ripagano sempre.

Ale

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